IL RITO GRECO-BIZANTINO A CASALVECCHIO
La totalità della popolazione albanese, una volta giunta in Italia, professava il rito greco-bizantino, officiato con prelati della comunità stessa o della Calabria e della Sicilia, o provenienti dall'Albania.
Questa situazione divenne problematica dopo il concilio di Trento (1536) che sanciva definitivamente lo scisma tra la Chiesa Romana e quella ortodossa e protestante.
si rese necessario uno statuto canonico da dare alle comunità albanofone che si sentivano di appartenere di fatto alla Chiesa greca.
Gregorio XIII caratterizzato da una forte volontà ecumenica per non entrare in conflitto con le popolazioni di origine greca e albanese presenti in Italia, concesse loro il diritto di mantenere il Rito originario, ma negò l'invio del vescovo o di prelati ordinati dal Patriarca di Costantinopoli, per non mettere in discussione il primato del pontefice romano.
Fino alla prima metà del 1600 anche a Casalvecchio di Puglia si celebrava la santa Messa con il rito bizantino, ma dal 1683 per mancanza di sacerdoti greci, si adattarono al rito latino.
Questa situazione divenne problematica dopo il concilio di Trento (1536) che sanciva definitivamente lo scisma tra la Chiesa Romana e quella ortodossa e protestante.
si rese necessario uno statuto canonico da dare alle comunità albanofone che si sentivano di appartenere di fatto alla Chiesa greca.
Gregorio XIII caratterizzato da una forte volontà ecumenica per non entrare in conflitto con le popolazioni di origine greca e albanese presenti in Italia, concesse loro il diritto di mantenere il Rito originario, ma negò l'invio del vescovo o di prelati ordinati dal Patriarca di Costantinopoli, per non mettere in discussione il primato del pontefice romano.
Fino alla prima metà del 1600 anche a Casalvecchio di Puglia si celebrava la santa Messa con il rito bizantino, ma dal 1683 per mancanza di sacerdoti greci, si adattarono al rito latino.